“Dove eravamo rimasti”. Con queste parole Enzo Tortora aprì la puntata del suo ritorno a “Portobello” dopo un’ingiusta vicissitudine giudiziaria. Non oso paragonarmi ad un giornalista di così nobile e straordinaria importanza, sarei presuntuoso a farlo, ma in queste ore ho più volte pensato a come riaprire il mio ritorno sul web dopo aver chiuso una precedente avventura durata otto anni, ricca di soddisfazioni ed altrettante delusioni, certamente formativa sia da un punto di vista professionale che umano. Ho ringraziato chi di dovere per l’occasione che mi è stata concessa da un punto di vista professionale.
Non sono però un ipocrita. Quando finisce qualcosa soprattutto in modo cruento, da un punto di vista sentimentale il segno resta e la ferita sanguina. Dentro di me però, c’è la consapevolezza delle mie idee e di aver agito con profonda professionalità. Chi ora si attende parole al vetriolo da queste pagine resterà deluso. Non è mia intenzione farlo, non è nel mio stile, non è nel mio modo di essere e non credo sia di interesse pubblico. Io credo che la comunità rossoblu vada tutelata, vada difesa e vada informata in modo deontologicamente corretto. Lo dice la mia storia, lo dice la mia esperienza. In tanti anni, a partire dal lontano 2001, ne ho viste di cotte e di crude, ho raccontato la storia rossoblu mangiando la polvere. Mi sono formato sul campo e non dietro una tastiera. Ho fatto del giornalismo il mio mestiere e non un dopolavoro statale. Non è il “tesserino” che fa il giornalista, ma la sua storia, il suo modo di vivere una professione bistrattata da molti punti di vista, anche economici, lo dico sinceramente.
Ho imparato che nella vita l’amicizia ed il rispetto sono due valori rari e fondamentali. Non mi ritengo amico di chi tradisce, non ritengo di essere stato rispettato da chi il mio rispetto invece lo ha avuto. Ma vado avanti. Consapevole di chi sono e di ciò che ho fatto in pochi anni di carriera. Non sei libero se qualcuno limita le tue idee. Ho commesso certamente l’errore di provare a salvaguardare ciò che avevo creato, ma non mi è stata data la possibilità di difenderlo. Nel mio cammino professionale però, ho guadagnato la stima di tante persone, un aspetto che mi rende orgoglioso. Lo dico in modo esplicito: sono prima un giornalista, poi un tifoso e non il contrario. Questo a molti non piacerà, ma informare è la mia missione, difendere i colori della mia città è il mio obiettivo.
Non nascondo che chi fa questo mestiere di nemici ne ha tanti e di mugugni ne raccoglie tantissimi, specialmente se prova a dire la verità senza bavaglio. Ho letto sul web anche tanta cattiveria, addirittura è stata schernita la mia conformazione fisica. Qualcuno ha anche stappato qualche bottiglia di spumante probabilmente. Uno sciacallaggio mediatico che ritengo vergognoso. Questo è il risultato di un cyber bullismo senza freni che andrebbe limitato. Cricche mediatiche che tra ignoranza e pressapochismo fomentano la violenza in ogni sua sfaccettatura, dimenticandosi che le contestazioni si fanno non su Facebook, ma allo stadio pagando il biglietto e non predicando la diserzione.
Resto del parere che chi non ha un pezzo di torta dal Taranto, è pronto a criticare senza freni. L’ho scritto in passato e lo ribadisco. A me non interessa la notorietà, non interessano i riflettori, non importa la visibilità e ne i numeri. A me interessa essere libero ed essere armato della mia penna. Il lettore saprà apprezzare e criticare. Certamente non verrà data più da parte mia ai cialtroni la possibilità di dire ciò che vogliono.
Chiudo col ringraziare la mia compagna Alessandra Carpino, sempre al mio fianco e mia guida costante giornalistica. Andrea Loiacono, che mi ha fatto capire cosa significa la parola amicizia. Ai colleghi Dante Sebastio di Blunote e Matteo Schinaia di Tutto Sport Taranto, che mi hanno supportato ed aperto le proprie porte ed Enrico Losito di Canale 85 amico da tanti anni. Alla società del Taranto Calcio, in particolare al presidente Giove, il direttore Montella e l’addetto stampa Galeone che mi hanno più volte manifestato la forte stima nella mia persona. Agli amici Tonino Borsci ed Aldo Papagni, sempre presenti nella mia vita. Proprio Aldo Papagni mi ha insegnato a “rispondere al male col bene” e con queste parole andrò avanti nella vita di tutti i giorni. Buona lettura.
Maurizio Mazzarella