Il Comunicato n.97 del Giudice Sportivo di Lega Pro ha suscitato molte polemiche. Il Presidente della Lega Pro Ghirelli, lo scorso Settembre, aveva dichiarato che fosse importante riportare i tifosi dentro agli stadi per far tornare l’amore per il calcio. Ma con le numerose sanzioni di questa stagione, siamo sicuri che si stia facendo il bene del calcio, dei tifosi e dei club, che hanno vissuto un periodo di grave crisi causa pandemia?
“Per i club della Lega il tema da affrontare subito, insieme a quello della sostenibilità, è quello di riportare gli appassionati allo stadio. Per questo obiettivo dovremo giocare di squadra, attraverso un’iniziativa collettiva dove ogni società dovrà svolgere un ruolo per convincere i tifosi, attraverso specifiche iniziative territoriali, a ritornare a riempire gli spalti (…) Deve tornare l’amore per il calcio, riportando i tifosi dentro agli stadi”.
Queste sono le parole di Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, pronunciate lo scorso 23 Settembre.
A causa della crisi pandemica, per molti mesi, tifosi o appassionati del mondo del pallone sono rimasti fuori dalla loro ‘casa’, da quel luogo che dovrebbe essere un trionfo di passione, emozioni, amicizia, sana rivalità e in cui veicolare l’amore per il calcio e per i colori della propria città.
La pandemia ha anche portato con sé una grave crisi economica che ha colpito diversi settori produttivi tra cui anche quello del mondo del calcio. I Club delle categorie inferiori hanno sofferto maggiormente questo complicato periodo, cercando di ‘sopravvivere’ compiendo numerosi sacrifici, nonostante il mancato incasso dei tagliandi dello stadio e di altri introiti collegati alla sospensione e alla ripresa a ‘singhiozzo’ dei campionati.
Proprio ora che, dopo un periodo buio, i tifosi stanno tornando a riempire le proprie ‘case’ e le società a tornare a respirare da un punto di vista economico, quest’ultime vengono sistematicamente colpite da multe che, quanto meno in alcune fattispecie, sembrano esagerate in relazione a quanto accaduto sugli spalti o in campo.
Considerare dei cori goliardici o di sfottò nei confronti di una squadra rivale, da sempre esistiti ed eseguiti nei campi di tutte le categorie, come offensivi e denigratori per motivi di origine territoriale è certamente eccessivo; così come avviare degli accertamenti per il comportamento tenuto dallo SLO e dai calciatori, rei di aver festeggiato insieme ai propri tifosi al termine della partita o addirittura, attribuire una sanzione ad una Società per avere “i raccattapalle, al 36°minuto circa del primo tempo, ritardato la ripresa del gioco”. Al minuto 36…
Come si può pensare che una squadra in vantaggio di un goal possa appositamente perdere tempo a partire dal 36° minuto?
Ovviamente la violenza, il razzismo e la discriminazione territoriale sono sempre da condannare, ma sembra che in questa stagione si elargiscano multe con una certa frequenza. Inoltre ci sarebbe anche da denunciare la disparità di trattamento che vi è in una stessa fattispecie: sia all’interno di una stessa partita (es. tra tifosi di casa che vengono puniti per determinati cori contro i rivali e quelli di trasferta che, per cori della stessa entità, restano impuniti) che in diverse partite (oggi un determinato coro viene punito, domani ‘no’, dopodomani ‘sì’ etc…).
Insomma, servirebbe maggiore chiarezza e forse anche un fronte comune tra le varie società di categoria, per parlare con i vertici e cercare di risolvere insieme questa importante questione. Anche perché dietro il tifo si cela anche grande umanità e tutti gli striscioni e cori solidali in favore di Catania, città colpita recentemente da un forte nubifragio, da parte di gran parte delle tifoserie rivali, è solo l’ultimo esempio che testimonia ciò.
Non trasformiamo lo Stadio in un teatro. Oltre la rivalità: salviamo l’essenza del calcio.
Alessandro Pallotta