di Alessandra Carpino – Taranto Buonasera
Il Taranto inciampa nel covo della Strega, assapora l’amara pozione della prima sconfitta in campionato, si confronta con gli inevitabili rischi delle metamorfosi, tattiche ed individuali, attuate in organico, ed è costretto a correre ai ripari immediatamente, perché la competizione non aspetta. L’arco cronologico, dopo l’esibizione nel turno infrasettimanale a Benevento, è davvero esiguo: lunedì sera, sotto i riflettori del neutro di Teramo, la formazione ionica affronterà il Monterosi Tuscia, nell’attesa che si sblocchi l’interdizione dello stadio Iacovone tormentato dagli esiti dell’incendio divampato nel post derby del debutto col Foggia. Ha necessità ed urgenza di crescere, di maturare, il Taranto: lo testimonia la dicotomia d’interpretazione distribuita in entrambe le frazioni di gioco contro i sanniti di Matteo Andeoletti, fra l’approccio poco creativo in fase offensiva ed il rischio di abbassamento eccessivo del proprio baricentro (con annesse imperfezioni nella tutela, nella marcatura e nelle transizioni negative) che hanno schiuso al doppio vantaggio firmato dai padroni di casa, e la lettura stravolta già ad inaugurazione della ripresa, con lo schieramento di un tridente puro ed un’elevazione del tasso di intensità al cospetto del ritmo più ammorbidito degli avversari autori di una manovra corale, insistente, pericolosa sviluppata durante la prima fase del match. Ezio Capuano ripristina un impianto votato al 3-5-2, con avvicendamento di alcuni protagonisti rispetto alla partita di Picerno: Ferrara paga caro il suo sbaglio e la diatriba in terra lucana è mutuata nell’annunciata revoca della fascia di capitano, salda sul braccio del portiere Vannucchi, con il faro della retroguardia Antonini ad accogliere la missione di vice. Sulla catena destra si sperimenta il connubio fra Heinz e Mastromonaco, mentre il giovane Samele, individuato come alter ego dello squalificato Cianci per caratteristiche, è collocato nel tandem d’attacco al fianco di Kanoute. E se la corsia mancina è integrata da Enrici, fra gli intermedi di centrocampo riaffiora Romano (Bonetti non al top della condizione fisica), insieme Calvano e Zonta. Non indovinati i sincronismi sulla linea nevralgica: Romano appare destabilizzato, Calvano è abile a preservare la posizione ed aiutare sulle transizione negative, Zonta prova l’inserimento, ma i suggerimenti in profondità e le idee in verticalizzazioni latitano a discapito delle punte e della presenza più costante in area antagonista. Il preludio al vantaggio della Strega è registrato al 23’, quando Bolsius apre dal versante mancino a beneficio dell’accorrente Ferrante, il quale controlla la sfera e la indirizza verso la porta, ostacolato dalla deviazione provvidenziale di Enrici. Sull’esecuzione dell’inevitabile calcio d’angolo, Berra intercetta di testa e smista una palla vagante nel cuore dell’area, dove è ancora Alexis Ferrante a sfoderare l’istinto e ad insaccare rapidamente col mancino al 24’. Il Taranto non replica adeguatamente: il raddoppio del Benevento è siglato al 45’, frutto di un’iniziativa omogenea avviata da Tello allargatosi in progressione sulla corsia mancina, pronto ad offrire l’assist a Pinato, il quale scocca un diagonale rasoterra energico e deviato da Vannucchi; il portiere rossoblu non può però proteggere sull’incursione opposta di Nermin Karic che, resistendo e superando la marcatura di Ferrara, realizza d’esterno destro all’altezza del palo opposto. Capuano corre ai ripari in modo drastico ed inaugura la ripresa con ben quattro sostituzioni: disegna un tridente puro inserendo Fabbro e Bifulco, sacrificando Zonta e Samele, mentre ha il sapore della “bocciatura” per Romano e Ferrara l’alternanza rispettivamente con Fiorani e Panico. Letture che trasformano lo svolgimento della gara, poiché il Taranto opera più alto e riapre le sorti della gara al 76’: : Mastromonaco guadagna un calcio di punizione sulla porzione destra; se ne incarica il neo entrato Orlando (al posto dell’affaticato Kanoute), il quale pennella un cross capitalizzato dalla sponda di Enrici, che suggerisce il colpo di testa ravvicinato e decisivo da parte di Matias Antonini. “Abbiamo disputato un gran secondo tempo, ma siamo stati penalizzati dall’interpretazione del primo, eravamo troppo bassi e passivi – ha commentato il trainer rossoblu- Abbiamo subìto un gol sugli sviluppi di un calcio d’angolo, dopo un errore clamoroso in uscita con Heinz, il quale ha attaccato male una palla libera. E ci siamo dimostrati ingenui in occasione del raddoppio sannita”. “Ho effettuato le quattro sostituzioni per conferire una scossa e tenere più bassi gli avversari: sapevo che lo avrei pagato successivamente- ha precisato- Mastromonaco era fermo, abbiamo sfiorato il pareggio con Orlando, sino a realizzarlo su schema piazzato con Antonini. Sono state due frazioni di gioco diametralmente opposte: risultato negativo ma prestazione che, nel complesso, ci fa ben sperare”. Una bacchettata da parte dello stratega rossoblu: “Ero perplesso dalla prova di alcuni singoli ed i cambi mi hanno dato ragione ancora una volta. Cerco di inculcare la cattiveria agonistica ogni giorno: qualcuno deve svegliarsi, qualcuno si specchia sul nome che porta sulla maglietta, qualcuno mi ha deluso profondamente. Mi assumo la responsabilità: cercherò di far capire ai ragazzi come approcciar e meglio le prossime partite”.