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Foggia-Taranto 0-0, la fotogallery

Serie C – PlayOff, Foggia e Lecco: a voi la volata per la B!

Il turno di ritorno delle semifinali Play off nazionali ha visto delle sorprese, tali che le big sono uscite in maniera inaspettata

di Fabrizio Di Leo

Il turno di ritorno delle semifinali Play off nazionali ha visto delle sorprese, tali che le big sono uscite in maniera inaspettata. Il Pescara di Zeman, sul campo amico, ospitando il Foggia, avendo due risultati su tre, disputava un primo tempo convincente, al cospetto della formazione di Delio Rossi. Subito in apertura, dopo appena due minuti di gioco, era Cuppone che batteva un Dalmasso, impotente nel fermare la sfera che finiva in rete, poi, almeno altre due occasioni, sciupate di poco, erano la fotografia di un match, all’apparenza orientato a favore dei padroni di casa. All’inizio del ripresa, un Foggia diverso da quello della prima frazione di gioco, prima pareggiava, con Rizzo, poi aveva qualche occasione per impensierire la difesa dauna, ma pur di fronte ad un secondo tempo in cui gli abruzzesi apparivano con il freno a mano si arrivava ai supplementari. Dopo sei minuti del primo over time, i biancoazzurri di Zeman passavano, nuovamente in vantaggio, con Desogus, e, fino al fischio finale del primo mini tempo, ospiti che apparivano leggermente disorientati per la marcatura subita. Nello step finale, a cinque minuti della conclusione dei supplementari, un’incornata di Markic, rimandava il verdetto conclusivo della contesa ai rigori dove, con massima tensione, i gravi errori dei pescaresi Cancellotti, Aloi e proprio di Desogus condannavano gli adriatici ad una cocente eliminazione, mal digerita dai supporters bianco azzurri. A Cesena, il Lecco di Foschi, sfavorito per il risultato dell’andata (sconfitta per 1 a 2) nonostante i tentativi di sbloccare il risultato per tutto il primo tempo, non vi riusciva per l’attenta copertura del reparto difensivo bianco nero e la tattica del controllo del match, con risultato utile al superamento del turno. Nella ripresa, dopo una decina di minuti, la rete di Buso, per i lombardi doveva dare la spinta ai padroni di casa che aumentavano il ritmo alla ricerca del goal qualificazione che, nonostante cvari tentativi, non risultavano coronati da esito positivo. Anche i supplementari non producevano quelle occasioni concretizzate che avrebbero potuto far sognare il club romagnolo e, nella lotteria dei rigori, la tensione nei ragazzi di Toscano era decisiva per il fallimento di penalty contrariamente ai cinque battuti dagli ospiti e tutti a segno, certificazione di un’eliminazione, inaspettata e mal digerita dai supporters cesenate, contrariamente alla sparuta rappresentanza ospite, gaudioso per il nuovo brillante risultato e la seconda eccellente eliminazione di una testa di serie (dopo il Pordenone).

PESCARA – FOGGIA: all’ultimo atto dei playoff, invece, ci andrà la squadra di Delio Rossi, per due volte sotto (tre, se si considera anche la lotteria dei rigori) e altrettante volte capace di rimettersi in carreggiata. Lo faceva con i più insospettabili: Rizzo e Markic, quest’ultimo gettato nella mischia nel recupero del secondo tempo, nel disperato tentativo di sfruttare le palle alte, e rivelatosi poi decisivo nei supplementari, per azzerare la rete di Desogus con la quale il Pescara aveva riprovato a scappare. Ai rigori succedeva di tutto, con gli errori di Garattoni e Ogunseye che sembravano spianare la strada al Pescara, ‘tradito’ dagli errori di Aloi e dello stesso Desogus. In finale il Foggia troverà il Lecco, vittorioso anch’esso contro pronostico e sempre ai rigori contro il Cesena, ultima delle seconde classificate a lasciare questi playoff folli. La coperta corta stavolta imponeva a Rossi di rinunciare a Kontek e Di Noia, entrambi appiedati. La scelta dei sostituti ricadeva su Di Pasquale e Bjarkason, quest’ultimo preferito a Garattoni sulla destra, per riconsegnare il posto da mediana al rientrante Frigerio. Confermato in blocco il resto della squadra. Zeman, invece, decideva di affidarsi all’esperienza in attacco, con Cuppone, Lescano e Merola titolari, e il ‘bimbo’ Delle Monache in panchina. Dietro, riecco Brosco accanto a Boben. Discorso inverso in porta, dove il boemo riproponeva D’Aniello per Plizzari. Le scelte in avvio, specie quelle offensive, del tecnico di Praga erano subito premiate. Pronti via, Rafia pennellava, Cuppone si inseriva, Dalmasso capitolava. Uno a zero, al 2’ del primo tempo, stesso minuto del gol di Petermann allo ‘Zac’. Le analogie finiscono qui. Il Foggia non troverà subito il pareggio, ma farà solo collezione di occasioni sciupate. La squadra di Rossi faceva male soprattutto quando lavorava bene nell’ampiezza con i quinti che si proponevano con i tempi giusti. Costa a sinistra era il solito produttore seriale di assist, mentre Bjarkason con Frigerio lavorava bene negli inserimenti. Epperò, l’islandese faceva tutto bene fino all’atto finale. In due occasioni ciabattava malamente da buonissima posizione. Il Pescara faceva un po’ quello che per larghi tratti si era visto allo Zaccheria. Più attendista che propositivo, in attesa che la difesa del Foggia si aprisse per gli inserimenti di punte e mezzali. Cosa che accadeva con una certa frequenza, quando la foga dei rossoneri aveva la meglio sull’organizzazione e attenzione difensiva. La gara di Petermann durava solo un tempo, dentro Vacca. Scelta tecnica, forse anche dettata dalle condizioni del romano non proprio al top. Fatto sta che l’innesto del play partenopeo rialzava i giri del motore rossonero, migliorando e di molto la trasmissione del pallone. Frigerio, per due volte in meno di un minuto, andava a tanto così dal pari (tacco su assist di Ogunseye respinto da D’Aniello, poi colpo di testa su angolo). Le occasioni continuavano a fioccare, come quella di Ogunseye, il cui sinistro dal limite, al termine di una perfetta transizione, era troppo tenero per far male. Rossi si giocava anche la carta Garattoni per Bjarkason. Proprio il neoentrato aveva sul destro la palla gol più nitida della frazione, quando Vacca gli confezionava un gioiello, ma il pallonetto a scavalcare D’Aniello non centrava la porta. Zeman riscriveva il terzetto d’attacco, con Vergani e Delle Monache per Cuppone e Lescano, mentre Mora rilevava Kraja. Merola sognava il gol dell’ex che chiuderebbe la partita, ma il var evidenziava la posizione di offside che zittiva l’Adriatico in festa per il 2-0 prontamente annullato. Rossi si giocava il tutto per tutto, raschiando il fondo del barile, quando inseriva Iacoponi per Costa. Dall’altra parte, Zeman si giocava il secondo slot con Desogus per Merola, ultimo componente del tridente d’attacco ancora sostituibile. Tuttavia, il canovaccio non cambiava: la ‘disperata’ voglia di pareggiare dei rossoneri aveva la meglio sulla effettiva voglia del Pescara di tenere il possesso. Una pressione che presto assumeva i connotati del monologo e che trovava il giusto premio a recupero praticamente scaduto. Garattoni crossava, Ogunseye faceva sponda, Rizzo si fiondava sul pallone che andava a gonfiare la rete. Era il 97’, un minuto dopo il cambio della disperazione (Markic per Frigerio) e ormai toccava dar ragione a chi parlava di “Zona Foggia”. Foggia infinito, come le emozioni di una partita che nei supplementari diventava un vero e proprio thriller. E chissà che cosa avranno pensato i tifosi rossoneri, quando Desogus sbucava in area raccogliendo un’altra magia di Rafia e catechizzando Dalmasso. L’infinitezza del Foggia era qualcosa di incredibile. Rossi gettava nella mischia anche Rutjens e Odjer: muscoli e un po’ di freschezza per supportare chi invece aveva la delega alla qualità. Come Peralta, un dieci con i polmoni di due mediani, o Vacca, più forte anche dei crampi che a fine supplementari a momenti non gli consentivano di camminare. Poco prima, arriva l’impensabile: Markic dava senso ai suoi due anni da carneade trovando l’inzuccata vincente che regalava la nuova parità e la lotteria dei rigori. Anche dagli undici metri non mancavano i sussulti, a cominciare dalla traversa interna sfondata da Markic, prima che il pallone varcasse la linea di porta. Più elegante l’esecuzione di Mora, che precedeva i tre tiri alle stelle di Garattoni, Cancellotti e Ogunseye. E così, Rafia portava avanti il Pescara per la terza volta. Era anche l’ultima. Peralta non falliva, Aloi sì (Dalmasso super), Vacca e Vergani portcvano le squadre a oltranza, dove Rutjens faceva il suo, mentre Desogus annullava la prodezza nei supplementari. Vinceva il Foggia. Pazzo, bello, infinito.

CESENA – LECCO: una battaglia interminabile che premiava il Lecco dei miracoli e condannava il Cesena. Decisivo l’errore dal dischetto di Mustacchio, implacabili i tiratori ospiti e alla fine finiva 3-6 dopo i calci di rigore. Si chiudeva con i giocatori del Cesena stremati e stesi sul prato verde, e i giocatori del Lecco che facevano festa davanti ai 400 tifosi arrivati dalla Lombardia. Il Lecco riusciva a riequilibrare la partita con un gol di Buso nel secondo tempo e a portare il match ai tempi supplementari. Un Cesena impaurito, bloccato psicologicamente, attendista, tutto il contrario di quello che si era detto alla vigilia. Il Cavalluccio si svegliava troppo tardi, solo dopo aver subito il gol. Melgrati era miracoloso due volte su Stiven Shpendi. Ai tempi supplementari il risultato non si schiodava dallo 0-1. La lotteria dei rigori premiava il Lecco, glaciali i giocatori ospiti sotto la Curva Mare, a sbagliare per il Cesena era Mustacchio che calciava debolmente tra le braccia dell’ottimo Melgrati. Lepore non sbagliava e il Lecco volava in finale. Game over per la stagione del Cesena, playoff ancora una volta maledetti. La finale era Foggia-Lecco, i pugliesi di Delio Rossi avevano fatto fuori il Pescara di Zeman ai rigori. A fine gara giocatori sotto la Curva Mare che non fischiava ma era ammutolita.

Tags: Serie C
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