In un momento cruciale per il futuro dell’industria siderurgica italiana, leggiamo con crescente stupore dichiarazioni gravi e contraddittorie da parte di chi avrebbe il compito di garantire soluzioni industriali, continuità produttiva e un vero piano di riconversione per lo stabilimento di Taranto. Parlare di decarbonizzazione senza azioni concrete è solo un’operazione di immagine, priva di risposte reali.
Sono trascorsi più di dieci anni e, ancora una volta, ci ritroviamo in una spirale di rimpalli istituzionali, tra incertezze e immobilismo. I cittadini e i lavoratori di Taranto non possono continuare a subire sulla propria pelle le conseguenze di scelte mancate: salute, occupazione e dignità del territorio sono in gioco.
L’articolo 4 della Costituzione riconosce il diritto al lavoro e si impegna a creare le condizioni per renderlo effettivo. Questo principio deve tornare al centro dell’agenda politica e istituzionale. Serve un’azione forte, condivisa, in grado di trasformare lo stabilimento in un impianto produttivo compatibile con l’ambiente e il tessuto sociale.
A fronte di una gara internazionale aperta da oltre sei mesi senza esito, sorgono interrogativi sulla reale trasparenza e correttezza procedurale.
Inoltre, riteniamo profondamente fuorviante affermare che la decarbonizzazione dipenda esclusivamente dalla realizzazione della nave rigassificatrice. Perché allora puntare su impianti DRI a Taranto, quando lo stesso preridotto può essere acquistato, come già avviene altrove in Europa? Perché non si affronta, invece, uno dei veri nodi strategici: l’export verso paesi extra UE del rottame europeo, risorsa cruciale per la produzione siderurgica nazionale e che penalizza la filiera interna.
Il momento impone chiarezza e unità.
“È urgente che Governo, istituzioni e forze produttive traccino una direzione concreta per evitare di vanificare i sacrifici fatti e bloccare la crisi in corso”- dichiara il presidente di Confapi Taranto ing. Fabio Greco. L’abbandono dello stabilimento equivarrebbe a un disastro ambientale imminente.
“Nel frattempo”- prosegue- “è fondamentale avviare immediatamente le demolizioni propedeutiche ai nuovi impianti, un passo utile ad offrire nuove opportunità alle aziende dell’indotto locale;segnare un primo atto concreto del rilancio;dare un segnale forte agli investitori. La nostra visione si fonda su tre pilastri: la nazionalizzazione dello stabilimento e l’attivazione del Golden Power, il finanziamento della riconversione industriale attraverso i fondi (800 miliardi di euro)del piano europeo ReArm Europe, la valorizzazione dello stabilimento di Taranto come asset strategico per settori chiave – automotive, navalmeccanico e difesa – con una produzione di acciaio ad alta qualità, inclusi gli acciai “balistici”. In questo contesto, Taranto può e deve giocare un ruolo centrale come polo strategico europeo per l’acciaio destinato anche al comparto difesa.
“Gli imprenditori, se chiamati a contribuire, sono pronti a sostenere un progetto serio.
Basta proclami- conclude il presidente di Confapi – serve responsabilità. Il tempo delle parole è finito. È il momento di agire”.