di Domenico Ciquera
Ciro Danucci, neo allenatore dell’S.S. Taranto, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Taranto, ha illustrato la condizione fisica della squadra e le ambizioni future.
Emozione e gratitudine
«Colgo l’occasione per ringraziare la famiglia Ladisa e il direttore De Bari per avermi dato la possibilità di essere parte di questo progetto importante. Sono emozionato e onorato di essere l’allenatore del Taranto: questo onore comporta anche una grande responsabilità. Ho avuto la fortuna di fare le giovanili nel Taranto e di indossare, seppur per poco tempo, la maglia della prima squadra. So bene quale grande responsabilità comporti e cercherò di trasmetterla ai miei ragazzi».
L’importanza della maglia
«Il mio obiettivo è far capire ai calciatori quanto sia importante rappresentare una città così bella e con una storia calcistica significativa. Voglio che i miei ragazzi percepiscano il valore e l’onore di indossare questa maglia. Allo stesso tempo, ho un obiettivo personale: creare un corpo unico tra società, squadra e città, che possa battagliare su tutti i campi e rendere orgogliosa la nostra tifoseria di ciò che vedrà in campo».
Una partenza in ritardo
«Siamo partiti con un po’ di ritardo rispetto ad altre squadre. Questo è il momento di lavorare per costruire un gruppo unito, che stia bene insieme e possa togliersi grandi soddisfazioni. Se ora serve stringere i denti, dobbiamo farlo tutti insieme: soltanto con l’unità di intenti si ottengono i risultati. Spero che alla fine dell’anno possiamo gioire tutti insieme per aver riportato il Taranto dove merita di stare».
Le prime difficoltà
«La preoccupazione c’è: non abbiamo avuto tanto tempo per lavorare insieme. Siamo con la squadra soltanto da 7-8 giorni e i ragazzi sono arrivati alla spicciolata. Naturalmente c’è chi è più allenato e chi meno, ma l’obiettivo è portare tutti in una condizione accettabile che ci permetta di giocare alla pari con le altre. Il direttore è vigile sul mercato: se ci sarà l’occasione di prendere calciatori funzionali al progetto, la proprietà e la dirigenza non si tireranno indietro».
La condizione fisica e il modulo
«In questo momento stiamo lavorando bene e stiamo cercando di mettere benzina nelle gambe dei ragazzi. Quanto al modulo, i numeri ora lasciano il tempo che trovano. Cercherò di mettere i giocatori nelle condizioni migliori per rendere al massimo, che sia un 4-2-3-1 o un altro schema. Quello che non deve mai cambiare è l’atteggiamento: serve la mentalità di una squadra che vuole fare risultato, che ha voglia di soffrire e di lottare. Se alla base ci sono queste condizioni, il modulo passa in secondo piano».