Come ha visto questo inizio di campionato? Quali squadre sono più attrezzate secondo lei?
L’ inizio del campionato, come tutti gli anni, è ancora in una fase confusa dove i veri valori faticano a venir fuori. Prima o poi però inevitabilmente questi valori usciranno. Tra le squadre più forti posso citare il Casarano, il Bitonto, il Picerno, il Taranto, ma anche Altamura e Sorrento.
Che ne pensa del Taranto? Può puntare alla vittoria finale?
Assolutamente sì, hanno costruito una squadra importante e sfruttano il fatto di essere partiti con meno proclami rispetto agli anni passati. La squadra costruita è ugualmente importante e credo che avranno tutte le qualità per giocarsi il campionato.
E il suo Fasano invece che obiettivi ha?
Noi siamo una squadra completamente ricostruita, sono rimasti 3 o 4 giocatori dello scorso anno. Il mercato è stato fatto con un certo criterio sia economico che umano nella scelta dei ragazzi. L’obiettivo è quello di avviare un percorso importante con la squadra e quello di acquisire una identità nel corso del campionato. Ogni partita verrà giocata con l’obiettivo di vincere; questo non vuol dire che riusciremo a portare a casa i 3 punti in tutti i match, ma sicuramente ci proveremo.
Crede che ci sia il rischio di un’interruzione prematura del campionato vista la situazione Covid?
Purtroppo credo e temo veramente di sì visto il costante aumento dei contagi. Una chiusura o anche una sospensione sarebbe una grossa perdita perché vorrebbe dire buttare via due mesi e mezzo di lavoro sia in termine di condizione fisica e sia di quella ricerca di identità di squadra di cui parlavo prima. La sospensione andrebbe a toccare maggiormente le squadre meno importanti perché si ripartirebbe con una condizione atletica minore, che al momento è una delle armi a nostro favore, e le partite giocate a basso ritmo darebbero vantaggio a quelle squadre formate da più giocatori di livello importante.
E’ stato mai contattato dal Taranto?
No, non sono mai stato chiamato dal Taranto quindi non so se abbiano pensato a me.
Marco Mannino














