Il fallimento del Taranto Calcio è una ferita profonda per l’intera città, che va ben oltre la sfera sportiva. È il simbolo di un disagio più ampio, il riflesso crudo di una realtà lacerata da divisioni, criminalità, incertezze e da un crescente disinteresse per il bene comune. Quando una squadra cade, con essa si spezza un legame invisibile che per anni ha unito generazioni, quartieri, storie diverse, tutte raccolte sotto un’unica bandiera: quella rossoblù.
Il calcio, nel bene e nel male, è lo specchio della società. E in questo caso racconta di una Taranto disorientata, spesso ostaggio di logiche di potere, povera di visione e progettualità, ma ancora ricca di cuore, passione e attaccamento popolare. Perché dietro ogni coro allo stadio, dietro ogni sciarpa o bandiera sventolata, c’è sempre stato il bisogno profondo di appartenere a qualcosa di più grande, di sentirsi parte di una comunità vera.
Ricostruire un nuovo Taranto non significherà soltanto tornare a tifare. Vorrà dire credere in una città che vuole rialzarsi, che prova a ricostruire dal basso la propria dignità, riconoscendosi in simboli autentici e condivisi. Vorrà dire salvare quel senso di appartenenza che solo il calcio, più di ogni altra espressione collettiva, riesce ad alimentare.
Non è solo una questione di pallone. È molto di più. È una storia che ha unito intere generazioni, che ha acceso – e continua ad accendere – l’amore per questa città. Un amore mai spento, nemmeno in chi si è allontanato dallo stadio per le scelte della vita o per disillusione.
Quella voglia di lottare per Taranto non è mai scomparsa: si è solo trasformata. C’è chi l’ha canalizzata nell’impegno politico, chi nel volontariato, chi nell’associazionismo e chi ha deciso di restare, investendo in questa terra con coraggio e fiducia.
Sostenere la nascita di una nuova società calcistica non significa solo parlare di sport. Significa difendere un’identità, restituire voce e dignità a una comunità che ha sete di riscatto e desiderio di rinascita.
A chi pensa che sia solo calcio, rispondiamo che non è così.
Non è solo calcio.
È casa.
È Taranto.
Ed è dentro di noi. Sempre.














