La Polizia di Stato ha eseguito, su delega delle Procure minorili territorialmente competenti, 22 perquisizioni nei confronti di giovani di età compresa tra i 13 e i 17 anni, emersi in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista. L’operazione, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, si inserisce nel più ampio quadro di attività di contrasto alla radicalizzazione giovanile.
Le indagini, frutto di un lavoro congiunto tra intelligence e forze dell’ordine, condivise in sede di Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, hanno evidenziato un crescente coinvolgimento di minorenni in ambiti di devianza e criminalità legati all’eversione e al terrorismo, tanto interno quanto internazionale. Internet si conferma lo strumento privilegiato per il proselitismo, l’addestramento e la diffusione di contenuti violenti, grazie alla facilità di accesso, alla velocità di diffusione e all’apparente anonimato.
Le perquisizioni sono state condotte dalle DIGOS delle questure interessate, con il supporto in alcuni casi del personale delle Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica. Numerosi i casi emersi: tra questi, un 14enne già perquisito ad aprile a Oristano per la pubblicazione sui social di immagini con armi e simboli suprematisti; un 17enne sassarese collegato a un 19enne arrestato a settembre 2024 per arruolamento con finalità terroristiche; altri giovani in Lombardia, Toscana, Veneto e Calabria coinvolti per propaganda neonazista e suprematista, alcuni dei quali indagati anche per la fabbricazione di ordigni artigianali.
A Bologna, due 17enni sono stati perquisiti per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata culminata in atti vandalici, mentre in provincia di Ravenna e Catanzaro sono stati individuati minori legati alla propaganda jihadista, anche tramite l’accesso a siti come “Al-Raud Media Archive” o la partecipazione a gruppi WhatsApp con contenuti legati all’ISIS. A Livorno, due giovanissimi sono stati identificati dopo aver fabbricato e fatto esplodere un ordigno all’esterno di una scuola durante le lezioni.
Le perquisizioni hanno portato al sequestro di dispositivi elettronici, armi giocattolo prive del tappo rosso, bandiere e simboli di ispirazione nazista, giubbotti militari, manuali di guerriglia e divise delle SS. A Portoferraio sono stati rinvenuti componenti per la realizzazione di molotov e bilancini per il dosaggio di polvere da sparo.
Dalle anteprime dei materiali sequestrati emergono centinaia di chat contenenti immagini di guerriglieri armati e contenuti di propaganda violenta, confermando la centralità del web nei processi di radicalizzazione. Particolarmente preoccupante è la rapidità con cui oggi avviene il passaggio dalla prima esposizione ai contenuti estremisti all’ideazione di atti violenti: si è passati da una media di 16 mesi nel 2002 a poche settimane nel 2025.
A livello europeo, il fenomeno è in forte crescita: nel 2024 due terzi degli arresti legati all’ISIS hanno riguardato adolescenti. In Gran Bretagna, un sospettato su cinque per terrorismo è minorenne. Episodi gravi vedono protagonisti giovanissimi: dall’accoltellamento di un ebreo a Zurigo a opera di un 15enne, agli attacchi a Goteborg e Copenaghen contro obiettivi israeliani.
In Italia, dal 2023 a oggi, sono 12 i minori sottoposti a misure cautelari per attività terroristiche e oltre 100 quelli oggetto di approfondimenti investigativi. Le indagini hanno messo in luce profili psicologici fragili, forti capacità digitali, uso prevalente dell’inglese, fascinazione per la violenza e ricorso a stampanti 3D per la costruzione di armi. Sempre più diffuso anche l’utilizzo di piattaforme di gioco online come spazio di aggregazione e diffusione di ideologie estremiste.
Preoccupa inoltre il fenomeno del “White Jihad”, ibrido ideologico che fonde suprematismo bianco ed estremismo islamista, sempre più presente nelle conversazioni online dei giovanissimi. L’Italia ha portato la questione all’attenzione della Commissione europea, chiedendo che la radicalizzazione digitale delle nuove generazioni sia inserita tra le priorità dell’agenda antiterrorismo dell’UE. Un’azione congiunta tra Stati e provider digitali viene ritenuta urgente per arginare l’impatto di queste narrative sui giovani più vulnerabili.














