E’ un Taranto brutto, senza idee e demotivato quello sceso sul green del “Vito Curlo” di Fasano. I padroni di casa conquistano i tre punti grazie all’uno-due firmato nella ripresa da Prinari e dall’eurogol di Cavaliere.
Il primo tempo non lasciava presagire un crollo simile, tutt’altro. I rossoblu nei primi quarantacinque minuti hanno infatti condotto il gioco non lasciando spazio agli avversari, confinando il Fasano nella propria metà campo, tuttavia senza riuscire a concretizzare la soddisfacente mole di gioco espressa. La ripresa ha invece evidenziato tutti i limiti, mentali e fisici, di una squadra che ha tutta l’impressione di non meritare gli appellativi lusinghieri del pre-stagione.
I rossoblu del secondo tempo sono molli, disorientati e del tutto deconcentrati. Il piglio del primo tempo, lasciato in un angolo dello spogliatoio, è solo un lontano ricordo ed il Fasano deve limitarsi ad attendere con pazienza il momento più adatto per sferrare il colpo del ko.
Dopo dodici giri d’orologio è infatti il rapidissimo Corvino a sfruttare una dormita generale della difesa ionica per infilarsi in area senza ostacoli, come il coltello nel burro. Il suo preciso assist lascia a Prinari tutto lo specchio della porta libero per insaccare l’uno a zero.
La partita del Taranto finisce qui. Ogni volta che passano in svantaggio i rossoblu evaporano ed il dato è sempre più allarmante, sembrano non avere la personalità necessaria per vestire la pesantissima maglia rossoblu. Le mancanze però sono cristalline anche da parte di Panarelli, che oltre a confermare sistematicamente tutti gli errori della passata stagione e senza andare troppo lontano anche quelli del match contro il Gravina, non riesce mai a scuotere i propri ragazzi scoraggiandosi un po’ troppo.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, non cercare rimedio alle proprie mancanze è presuntuoso ed autolesionistico.
Più che una “cura”, il tecnico ionico sembra aver assunto il ruolo di un palliativo che nasconde per un po’ i sintomi, ma non risolve il problema di fondo. La causa scatenante di questo crollo possono conoscerla solo i diretti interessati, quel che importa è non ripetere fino allo sfinimento questo tipo di atteggiamento che potrebbe seriamente compromettere il futuro calcistico tarantino.
La cartina al tornasole della condizione psicofisica del Taranto è rappresentata, com’è giusto che sia, dal proprio capitano.

Il D’Agostino delle ultime due partite sembra un lontano parente di quello che ben conosciamo. Irritante, impacciato ed impalpabile, perde un pallone banale quanto sanguinoso che porta al contropiede dell’uno a zero. Quando il numero dieci gioca così significa che bisogna correre ai ripari, c’è qualcosa che non va ed è palese.
Dopo essere passato in vantaggio il Fasano ha il sangue agli occhi, vuole infierire su un Taranto già sconfitto ed inizia a collezionare palle gol come se piovessero. Solo la scarsa vena realizzativa degli attaccanti fasanesi evita la goleada che avrebbe umiliato ulteriormente i rossoblu. Il raddoppio, però, arriva dalla panchina. Davide Cavaliere entra in campo e dà subito l’impressione di poter mettere la propria firma sul tabellino dei marcatori. Il talento classe ’99 prima timbra la traversa con un bel destro, poi insacca un gol da cineteca. Stop di petto e rovesciata “alla Cristiano Ronaldo” che manda in visibilio i propri tifosi e fa stropicciare gli occhi agli avversari. “Il ragazzo si farà” direbbe De Gregori, e francamente ci sono pochi dubbi.
Sul post partita inutile soffermarsi. Troppe parole e troppo inchiostro sono stati sprecati inutilmente ed in maniera inappropriata.
L’unico ed ultimo punto da sottolineare è questo continuo, stucchevole e ridicolo silenzio stampa. La differenza tra un bambino che fa una marachella ed un uomo che fa un errore è solo una: prendersi le proprie responsabilità e metterci la faccia. Probabilmente la mancanza di personalità si vede anche da questi piccoli segnali.
Gabriele Campa














