di Maurizio Mazzarella
Il nuovo Taranto, nato ufficialmente dopo il 10 agosto e con un organico ancora da completare – con alcuni innesti arrivati soltanto negli ultimi giorni – ha iniziato il suo cammino nel campionato di Eccellenza Pugliese nel migliore dei modi: due vittorie consecutive che certificano entusiasmo, orgoglio e una sorprendente capacità di reazione. In un contesto così delicato, dove ogni tassello è ancora in via di definizione, era lecito attendersi difficoltà maggiori. Invece, la squadra ha già dimostrato di avere carattere.
Le falle di organico sono sotto gli occhi di tutti: non solo in attacco, ma un po’ in ogni reparto servono alternative e uomini di esperienza per competere davvero con le favorite. Anche sul piano tattico la strada è lunga: i due gol incassati finora testimoniano lacune evidenti nella fase di non possesso e nella gestione del pallone. Ma la capacità di ribaltare le partite e portare a casa il risultato finale è un segnale che fa ben sperare.
La società, dal canto suo, sta costruendo passo dopo passo un organigramma solido, segno che il progetto non è improvvisato ma destinato a radicarsi nel tempo. In questo quadro, però, non mancano le ombre. Il “caso Jallow” ha confermato quanto sia fondamentale avere in organico figure competenti in materia di regolamenti. Allo stesso tempo, la vicenda ha mostrato quanto i rapporti con i vertici della LND non siano idilliaci. La scarsa disponibilità del presidente Tisci a valutare un rinvio della trasferta di Ruvo di Puglia contro lo Spinazzola – scaricando la responsabilità sulle due società e rifugiandosi dietro un principio di “imparzialità” più di facciata che sostanziale – ha lasciato l’amaro in bocca. Per una realtà nata a ferragosto, non certo per propria colpa, sarebbe stato lecito attendersi maggiore comprensione.
Il tutto si è poi inasprito con il comunicato pungente nei confronti del direttore Di Bari, reo di dichiarazioni poco diplomatiche ma animate dalla volontà di difendere il lavoro del club. Una vicenda che mette in luce, ancora una volta, come i vertici della LND fossero perfettamente a conoscenza della problematica e avessero comunque scelto di non intervenire.
Il Taranto, quindi, deve crescere molto: sul campo, nella gestione tattica, nell’organizzazione delle gare interne e anche nei rapporti istituzionali. Ma per crescere serve collaborazione, serve rispetto reciproco e serve buon senso. Non basta sventolare il regolamento: quando una società paga le conseguenze di scelte non sue, chi ha responsabilità dovrebbe avere l’umiltà di accompagnarla nel percorso, non di ostacolarla.
Il futuro del Taranto dipenderà dalla capacità di coniugare entusiasmo e progettualità, difetti da correggere e carattere da esaltare. Perché se c’è una cosa che le prime due giornate hanno dimostrato, è che questo gruppo, pur con i suoi limiti, sa già lottare e vincere.