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D’Arcangelo (CGIL): “Questi numeri drammatici raccontano l’Italia che la Meloni non vuol vedere”

Il segretario generale della CGIL di Taranto commenta i dati del Rendiconto Sociale INPS 2024: “Tra precarietà, povertà e disuguaglianze, il Governo ignora la realtà del Paese reale”

“C’è la propaganda e poi c’è la realtà. Noi la conosciamo bene come CGIL, perché ogni giorno incontriamo lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati. E come patronato INCA, presente in tutti i 29 comuni della provincia ionica, sappiamo quante pratiche istruiamo quotidianamente per cittadini sempre più poveri e in condizioni di vita sempre più precarie. Ora il Rendiconto Sociale 2024 dell’INPS di Taranto certifica nero su bianco queste criticità e conferma, nella sua cruda drammaticità, che quei 200mila scesi in piazza a Roma lo scorso 25 ottobre non erano in gita, ma in difesa di ognuno di noi. Questi numeri raccontano l’Italia che la Meloni non vuol vedere”.

Così Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto, commenta i dati del Rendiconto Sociale INPS per la provincia ionica, riferito all’anno 2024, presentato questa mattina nella sede del Castello Aragonese.


Un bagno di realtà

“È un bagno di realtà – afferma D’Arcangelo – rispetto alla propaganda del Governo e alle analisi delle società di rating. Il mercato del lavoro tarantino resta segnato da criticità profonde: persistono squilibri di genere, bassa partecipazione giovanile e divari territoriali che penalizzano la provincia, ormai capitale degli ammortizzatori sociali. A questo si aggiunge l’evoluzione della qualità dell’occupazione, che desta forte preoccupazione: nel 2024 sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato, mentre risultano in aumento quelle a tempo determinato, stagionale o tramite somministrazione. Una tendenza che spinge verso forme contrattuali sempre più precarie, figlie di contratti capestro e pirata”.


Il gelo demografico e l’esodo dei giovani

“Stiamo vivendo un lungo inverno demografico – continua il segretario – con un saldo tra nuove nascite e decessi sempre più negativo (da -400 nel 2013 a -2008 nel 2024). Un inverno destinato a diventare ancora più rigido se si considera che chi dovrebbe far figli decide di abbandonare la propria città, e a volte il Paese, per cercare altrove condizioni di vita migliori”.


Un’economia ferma e salari in caduta

“Per chi resta – denuncia D’Arcangelo – il pane è un obiettivo sempre più difficile da raggiungere. Le masse salariali più consistenti, alla faccia della diversificazione produttiva, restano legate al manifatturiero industriale. Arrancano servizi e terziario, mostrando il fianco a una crisi sistemica che non si affronta con gli slogan ma con investimenti concreti. Investimenti che chiediamo da tempo per questo territorio, insieme al miglioramento dei servizi pubblici che si potrebbero finanziare con gli oltre 25 miliardi che questo Governo ha drenato direttamente dalle buste paga e dai cedolini pensione dei cittadini italiani”.


Occupazione fragile e diseguaglianze di genere

“Sale la percentuale di inattivi – prosegue D’Arcangelo – e i dati dicono che soprattutto le donne sono le più fragili e le più esposte, non solo a forme di ricatto contrattuale, ma anche a forme di ricatto sociale”.

Nelle fasce d’età 25-34, 35-49 e 50-64 anni, il tasso di occupazione femminile varia rispettivamente dal 24,4% al 29,9% e al 22,9%, mentre quello maschile va dal 43,2% all’81,1% e al 73,5%. Un tasso di occupazione complessivo che rimane ben al di sotto del dato nazionale (62,2%) e regionale (51,2%).


Disoccupazione e lavoro povero

“Basta guardare al ricorso crescente a forme di lavoro precario – commenta ancora il segretario della CGIL – come quello stagionale o a chiamata, e ai bassi salari di chi opera nella sanità o nell’istruzione, anche nel settore pubblico. È il segno di un Paese che non valorizza il lavoro, ma lo consuma”.


Il primato amaro degli ammortizzatori sociali

“Infine – conclude D’Arcangelo – resta il buco nero degli ammortizzatori sociali: un esercito di lavoratori e lavoratrici privati di dignità, trasformati in fantasmi impossibilitati persino a immaginare la loro emancipazione dal precariato. In provincia di Taranto, tra Cassa integrazione ordinaria, in deroga, straordinaria e Fondo di solidarietà, si contano oltre 17mila persone coinvolte. Il dato più alto di tutta la Puglia. Il resto è noia!”.

Tags: cgil
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