Franco Selvaggi, attaccante brevilineo classe ’53, Campione del Mondo nel 1982 nel mondiale di Spagna con la Nazionale Italiana allenata da Enzo Bearzot, ha giocato per cinque stagioni a Taranto riscuotendo tantissimo successo tra i supporters rossoblu. Dal 1974 al 1979 ha collezionato 146 presenze siglando ventidue gol ed incantando il pubblico dello stadio Salinella, poi Erasmo Iacovone, sfiorando la storica promozione in Serie A. Proprio su quegli anni magici, in cui giocò con il grande Erasmo, ci siamo voluti soffermare per commemorare l’indimenticato centravanti di Capracotta che esattamente quarantuno anni fa si spense tragicamente.
Ricorda il momento in cui Iacovone irruppe nella storia del calcio tarantino? Era il 31 ottobre del 1976.
Ricordo bene l’esordio di Erasmo in maglia rossoblu, giocavamo contro il Novara e lui sedeva in panchina essendo arrivato pochi giorni prima. Eravamo in svantaggio di un gol quando venne mandato in campo e il gol non si fece attendere. Era stata assegnata una punizione in nostro favore nei pressi della metà campo, una di quelle punizioni dalle quali non ti aspetti di impensierire il portiere avversario. Ci fu un traversone lungo ed Erasmo arrivò come un fulmine e saltò in cielo insaccando la palla in rete. Capimmo subito di poter contare su un fuoriclasse assoluto.
Una dote calcistica ed una caratteriale che ha apprezzato di più in Iacovone.
Ho avuto la fortuna di giocare con tanti calciatori fortissimi, ma non ne ho mai visto uno più forte di lui sul colpo di testa, semplicemente fantastico, ma ovviamente se la cavava bene anche con i piedi. Eravamo una coppia ben collaudata, ci completavamo. Lui aveva delle caratteristiche fisiche che non avevo, mentre io ero più tecnico. Gli ho fatto fare qualche gol (ride ndr), era davvero un piacere giocare con lui. Era un ragazzo gentile e disponibile, uno con cui è impossibile non andare d’accordo. Era letteralmente un ragazzo d’oro e gliel’ho sempre detto fino a quando ho avuto il piacere di parlarci.
Nell’annata successiva, tristemente ricordata come l’ultima di Erasmo, il sogno Serie A sembrava alla portata. Secondo lei con Erasmo in campo quel Taranto avrebbe centrato questo obiettivo storico?
Su questo non ho dubbi, anche perchè nonostante la sua scomparsa continuammo a giocare bene. Ricordo che perdemmo contro il Palermo e pareggiammo con l’Avellino in maniera immeritata, dominando quelle partite. Se non fosse stato per questi tre punti persi avremmo ancora potuto lottare per la promozione, figuriamoci con Iacovone in campo…
Taranto ha una lunga storia calcistica, ma nonostante ciò a Iacovone è bastata una stagione e mezzo per diventare l’eterna bandiera della squadra e della città. Come se lo spiega?
Iacovone era il trascinatore in quella stagione, che ancora oggi resta la migliore nella storia del Taranto. Ricordo quanto affetto ricevemmo entrambi dalla tifoseria in quegli anni ed è chiaro che non se ne andò solo un bravissimo calciatore, ma anche un grande uomo che aveva fin da subito fatto breccia nei cuori dei Tarantini.
Che contraccolpo ebbe la scomparsa di Erasmo?
Fu una vera e propria mazzata, un dolore paragonabile a quello della perdita di un fratello. E’ stato terribile per tutta la città e soprattutto per noi compagni di squadra che abbiamo perso un amico al quale volevamo davvero bene.
Che peso ha avuto l’esperienza tarantina nel prosieguo della sua carriera?
Taranto è stata una tappa fondamentale. Mi accolsero in un momento difficile nel quale la mia carriera venne bloccata da un brutto infortunio, proprio quando ero considerato una delle maggiori promesse della Serie A. Arrivai quando avevo ventuno anni scendendo di categoria, ma fu una delle più grandi fortune che potevano capitarmi. Trascorsi cinque anni in cui maturai tanto e vissi una delle pagine più importanti del calcio tarantino, i tifosi mi amavano e per questo li porterò sempre nel cuore. Taranto mi valorizzò ed ogni anno arrivavano offerte importanti dalla Serie A, come Bologna o Fiorentina ma la società non voleva privarsi di me, fino a quando non arrivò l’offerta irrinunciabile del Cagliari. Ringrazierò per sempre Taranto per essere stata la mia rampa di lancio consentendomi non solo di giocare dei ottimi campionati in rossoblu, ma anche di poter raggiungere grandi risultati nel resto della mia carriera.
Gabriele Campa