Con Riccardo Di Bari, Direttore Sportivo di assoluta esperienza nel mondo del calcio abbiamo avuto una piacevolissima chiacchierata sul calcio attuale e su quello che tutti chiamano calcio sostenibile per evitare altri casi Catania. Il Direttore ha le idee chiarissime in merito e punta anche ad un suo rientro per lavoare a quelle che sono le sue idee nel fare Calcio.
Per i più curiosi, anticipo che non è stato contattato dal Taranto per ricoprire il ruolo di DS…
Buongiorno Direttore, anche questa stagione, dopo il caso Trapani, un’altra società, il Catania non è riuscito a finre il campionato falsando l’esito della classifica finale.
A prescindere che se una squadra non offre adeguate garanzie non dovrebbe assolutamente essere iscritta per evitare di falsare poi i campionati, se di casi Catania ne vediamo ogni anno questo vuol dire che alcune società sono spesso costrette a fare un calcio competitivo andando al di sopra delle proprie possibilità, poi la seie C è un campionato difficile da sostenere a causa di pochi introiti a fronte di tante spese, in pochi poi hanno il coraggio di attuare un progetto continutivo con la valorizzazione dei giovani usufruendo del bonus minutaggio. C’è chi parte con questa idea e poi dopo due tre partite andate male abbandona il progetto pressato anche dalla piazza… il calcio va riformato totalmente anche a livello culturale.
Qual è, a suo parere, una soluzione?
Servono regole più ferree, mettere dei paletti come il fair play finanziario europeo, chi ha problemi già ad iscriversi non deve partire, chi non ha le potenzialità per farlo non deve essere iscritto, chi ha ha già grossi debiti non può fare mercato, tantomeno un mercato importante e aumentare la massa debitoria, fare calcio non è un obbligo. E chi non può spendere molto ha la possibilità di giocarsela con i bonus per la valorizzazione dei giovani.
Lei è quindi un sostenitore della valorizzazione dei giovani calciatori.
Chi non ha alle spalle società forti come Bari, Catanzaro per citarne due, è giusto che si rivolga ai giovani, ad un progetto serio con i giovani. Ci sono piccole realtà che con questa politica hanno fatto ottimi campionati, quando ero a Melfi giocavamo con tanti giovani e oggi molti di loro sono ancora in Serie B. Questo è fare un calcio sostenibile, agire secondo le proprie possibilità economiche e raggiungere risultati senza fare passi più lunghi della gamba. Guarda la serie C, tutti vogliono vincere e raggiungere la serie B, tante squadre fanno grossissimi investimenti ma alla fine ne sale una per girone e una dai playoff e a chi perde rimangono le spese sostenute. I debiti. Per me bisogna arrivare alla serie B con la progettualità, un passo alla volta.
Forse la cancellazione della serie C2, cuscinetto tra Professionismo e Dilettanti è stato un male.
Credo invece che bisogna avere il coraggio di tgliare le società che non offrono garanzie economiche a vantaggio di chi è solido econmicamente, se per arrivare a questo si devono ridurre le squadre nei gironi bisogna farlo, il Catania che è solo l’esempio più recente, aveva problemi da anni e se li è trascinati fino a quest’anno, ma non doveva essere iscritto già da parecchio. Tante società oggi sono piene di debiti ma non è corretto fare calcio in questo modo e la Lega sa chi è in difficoltà perchè verifica conti e pagamenti ogni tre mesi. Bisogna fare qualcosa di serio, forte e concreto per il rispetto di tutti soprattutto degli addetti ai lavori ai quali va garantito il pagamento per il lavoro prestato.
Il Taranto ha attuato la linea del bonus minutaggio riservato alla valorizzazione dei giovani. Risultato ottenuto ma la gente vorrebbe qualcosa in più…
Taranto è una grossa piazza, ha una lunga storia fatta anche di anni in serie B, i tifosi hanno anche ragione a pretendere qualcosa in più ma se l’attuale proprietà non ha grosse risorse economiche e ha optato per un progetto giovani, sicuramente va sposata e supportata la linea della società perchè garantisce sopravvivenza e alla lunga risultati. Poi il Taranto quest’anno ha fatto un buon lavoro con Laterza e Montervino, si è salvato con una buona squadra e con buoni giovani, una squadra fatta con il budget che avevano a disposizione e che soprattutto durante l’arco del campionato non è stata mai invischiata seriamente nelle zone basse della classifica, ha fatto un campionato tranquillo senza mai essere realmente a rischio playout.
Nonostante il buon lavoro da tutti riconosciuto, il rapporto tra il Taranto e Montervino si è interrotto…
Non conosco ovviamente I motivi ma ci sono alcune dinamiche, alcune scelte, il più delle volte anche a livelllo personale che vanno oltre il lavoro svolto. Ciò non toglie che Montervino abbia fatto un buon lavoro.
Con i giovani serve pazienza e spesso questa manca perchè si vogliono risultati subito.
Con i giovani, specie quelli di proprietà, del settore giovanile, bisogna essere bravi a capire che tipo di prospettiva hanno e farli crescere, aiutare e dargli soprttutto tempo per crescere. Frli giocare e lasciare anche che sbaglino qualche volta. Per esempio non approvo la regola degli under in serie D, perchè quei ragazzi che io chiamo “usa e getta” non li aiuti a crescere ma li utilizzi finchè ti servono nella loro fascia di età. Sono molto pochi i ragazzi che dalla serie D emergono e vanno a giocare in categorie superiori.
Direttore, dopo un anno ai box, qual è il suo futuro?
Dopo aver lavorato ad Andria ripartendo zero, senza risorse, senza calciatori e facendo un buon campionato culminato poi con il ripescaggio in serie C, quest’anno sono stato fermo ma l’obiettivo è quello di rientrare a fare il mio lavoro al più presto in qualche società dove si possa iniziare da subito a programmare la stagione.
Maurizio Corvino