Non siamo qui per giudicare e dire chi ha ragione o torto. Anche perché non siamo in un tribunale e non siamo nessuno per emettere sentenze. Però ci sono dei dati di fatto che non possono essere trascurati. Sarebbe troppo facile oggi mettere di fronte ad un plotone d’esecuzione la dirigenza del Taranto, con il presidente Giove al centro e scrivere fiumi di parole per criticare e dire cosa ha fatto bene, probabilmente poco e cosa ha sbagliato, sicuramente tanto. Ma non saremmo ne i primi e ne gli ultimi. Allo stesso tempo, non daremmo alcun contributo fattivo sia al Taranto che all’ambiente.
Possiamo scrivere fiumi di parole e dire Giove vattene, Giove vendi, Giove porta i libri in tribunale, tanto da far felici una marea di persone che non aspettano altro che questo momento. E attenzione, non stiamo puntando il dito contro nessuno, stiamo solo rastrellando la maggior parte dei commenti che si leggono in rete. Ed è anche giusto complessivamente se vogliamo, almeno se ci soffermiamo a fare una valutazione sommaria di quelli che sono stati i risultati accumulati negli ultimi campionati.
Pensate che questo sia utile al Taranto? Personalmente non credo, perché non farebbe altro che risultare una delle tante voci che ci sono nella massa, rischiando di disperdersi. Cosa è più difficile invece? Proporre, dare delle idee, mettere in atto delle soluzioni. E’ questo che bisogna fare. Ovvero far passare il messaggio che al centro di tutto va messa la cultura del progetto. E’ questo che manca. Capire se questo Taranto ha futuro, se ci sono le basi per fare in modo che a questa stagione ne possa seguire un’altra ben pianificata ed atta a crescere.
Non stiamo scoprendo nulla di nuovo, stiamo solo provando a proporre, senza avere l’assillo di dover distruggere per forza per poter ripartire da zero, come in molti spesso dicono. Quello che crea ansia nell’ambiente, è l’incognita del futuro. Un futuro dove persiste un punto interrogativo: ci sarà Giove o non ci sarà Giove? Tornerà Blasi oppure Campitiello? Sarà ancora Serie D o si rischia di sparire? Ma il fondo arabo esiste davvero? Queste sono le domande a cui è necessario dare una risposta e per questo l’unico appello che va fatto è quello di mostrare più organizzazione, donare più certezze, far comprendere che la parola d’ordine deve essere ora e per sempre “progetto”.
Siete in molti che mi scrivete e mi chiedete di parlare di ciò. Stiamo provando a farlo, con serenità, senza isterismi, senza offese, senza dare giudizi. Qualche valutazione però consentitecela, la dobbiamo fare. Perché il problema a rigore di logica è sempre quello di costruire, non di distruggere. Perché in un secondo può essere raso al suolo quello che è stato costruito in più anni.
Per questo negli ultimi tempi ed in particolare negli ultimi giorni, sono troppe le tensioni che si stanno registrando. Qualcuno dirà che è colpa prevalentemente nostra. Va bene rispondiamo. Qualcun altro invece dice che la colpa è di qualche nostro opinionista. Va bene diciamo. E’ giusto che ognuno nel suo piccolo si prenda le proprie responsabilità. Questo esame di coscienza però lo devono fare tutti e non solo qualcuno. Altrimenti non si risolve niente. Perché se ci sono rappresentanti di testate che esprimono in modo volgare un giudizio sul proprio dirimpettaio, questo non va bene. Se c’è chi fa informazione senza avere alle spalle le carte in regola, questo va ancora peggio.
Chi invece le carte in regola le ha e si fa prendere da rancori personali, viene meno ad una serie di fattori che non stiamo qui a giudicare. Perché attenzione, quello che diciamo è generico e non vuole andare ad offendere tizio o caio perché ci sta antipatico o perché ci riteniamo superiori.
E’ semplicemente la realtà dei fatti che ci mostra un ambiente nervoso, litigioso ed a tratti anche bellicoso se vogliamo e passatemi il termine. Tutti contro tutti, tifosi contro tifosi, giornalisti contro giornalisti, opinionisti contro opinionisti, tecnici contro tecnici, giornali contro l’addetto stampa, critiche massacranti ad un video natalizio. No così non va bene. Ritorniamo tutti in noi stessi. Non si predichi per la pace se poi si diffonde violenza ed odio con le parole. Perché le parole fanno più danni delle armi a volte.
Riflettiamo, contiamo fino a 100 se è necessario e mettiamo al centro di tutto il Taranto, ricordando che domenica intanto si gioca contro il Casarano ed è importante vincere a prescindere dall’esito di un campionato che è certamente quasi impossibile da vincere. Ma se c’è anche una possibilità, è dovere di tutti, a mio parere, supportare la squadra per cercare la vittoria. Poi al centro di tutto si metta il “progetto” e nessuna bega personale. Mi sia concesso anche a me esprimere il mio parere: si metta al centro di tutto il “Taranto”!
Maurizio Mazzarella