Dire che questo sia il momento più delicato della stagione rossoblu ionica è certamente una banalità. Se una sconfitta contro il Palermo al Barbera era preventivabile, prendere cinque sberle contro la squadra di Baldini certamente ha spiazzato ed allarmato tutto l’ambiente. In giro un po’ dappertutto si sono letti vocaboli forti ed anche fuori luogo in alcuni casi. Perché si sa, quando i momenti sono delicati, si perde il senso della ragione con un po’ troppa facilità.
L’ambiente è deluso, depresso, traumatizzato. Si inizia a respirare aria di diserzione ed anche di una velata contestazione. Lo dice il momento, lo dicono i primi fatti di cronaca con il lancio di uova e immondizia verso le auto parcheggiate dei tesserati ionici, lo dicono le contestazioni per i prezzi dei biglietti rimasti immutati. Se ogni forma di violenza è sempre censurabile, nonostante la voglia di sminuire l’accaduto da parte dei soliti burloni presenti in rete, la delusione per il mancato taglio del costo dei tagliandi d’ingresso è comprensibile, anche se da questo punto di vista bisogna fare un’analisi più attenta.
Se per molti dal costo del biglietto può dipendere il flusso dei presenti allo Iacovone, i dati di fatto purtroppo dicono diversamente. Perché quando la società ha testato iniziative di questo tipo, il numero dei tifosi sugli spalti non è mutato. Ed è questo l’aspetto che deve far pensare. Le dirette dell’evento inducono il tifoso a restare a casa a prescindere dal costo. Per pigrizia o disaffezione, sta di fatto che sono molti di più coloro che criticano, a torto o ragion veduta, che quelli presenti allo stadio (con la giustificazione dei fuori sede assenti per ovvi motivi in casa, ma spesso presenti in trasferta o comunque con lodevoli iniziative).
Il momento non deve però indurre a cercare il colpevole, ma a trovare le soluzioni per salvare la categoria. Perché fino a quando non si comprenderà quanto la Serie C sia un patrimonio, quanto il Taranto sia un’entità di valore, non ci sarà mai possibilità di ambire ad un clima costruttivo tale da aiutare davvero la squadra, più che la società, ad ottenere il vero obiettivo che è quello della permanenza nella categoria.
Ottenuto l’obiettivo, sarà poi il tempo dei processi, delle polemiche, di iniziare il gioco della caccia al colpevole. Iniziare a parlare di vendite di società, di esoneri, dimissioni, cessioni e molto ancora, non può fare altro che inquinare ulteriomente un ambiente già di suo esagitato dai risultati francamente scarsi. Dall’altra parte la società si deve impegnare ad ascoltare più la frangia costruttiva del tifo, migliorare la comunicazione, anche per la tutela stessa dei propri tesserati.
Ci sono troppi interessi personali che minano il clima attorno al Taranto. Chi critica per motivi politici ed elettorali, economici e di potere, o per beghe personali rimaste irrisolte, fa un male ai colori rossoblu enorme. Perché è un odio che contamina l’amore che i veri tifosi provano per questa maglia. Perché odio e amore sono due sentimenti talmente opposti che non possono essere associati.
Qualcuno prova i brividi quando si parla di detrattori, tifosi veri e tifosi falsi. La verità è che in molti casi è talmente elevato l’odio verso l’attuale società da non indurre a compiere le giuste riflessioni sulla realtà attuale. Ed è curioso come coloro che dopo la promozione sono rimasti in silenzio in questi mesi per aver remato costantemente contro Giove, oggi sono rispuntati nel tentativo di continuare a seminare odio.
Da parte nostra, continueremo ad essere sempre e costantemente #dallapartedeltaranto. E’ proprio nel momento della difficoltà che bisogna far sentire amore e calore. Troppo comodo farlo quando si vincono i campionati. La memoria in molti casi è corta e non si ricorda che qualche mese fa le stesse persone che oggi vengono messe alla gogna, sono le stesse che ci hanno riportato nel calcio professionistico.
Cerchiamo di essere compatti ed aiutiamo tutti il Taranto a mantenere la categoria. Forza Taranto Sempre.
Maurizio Mazzarella