di Adriano Meis
Il sogno di un rilancio immediato potrebbe restare tale. Taranto aspettava il rilancio, quello vero. Quello capace di restituire dignità calcistica a una città ferita, ma ancora profondamente innamorata della sua squadra. Nei mesi scorsi si era parlato a più riprese di un progetto quinquennale, ambizioso, strutturato, pensato per ricostruire su basi solide e durature. Ora che ci si avvicina alla scadenza del bando comunale, le prospettive sembrano però ben diverse: l’avviso pubblico, infatti è su base triennale e le prime sensazioni che circolano tra addetti ai lavori e tifosi sono tutt’altro che esaltanti.
Ad oggi nessuna società naturalmente è stata ancora selezionata, ma i segnali che filtrano non sembrano in linea con quell’idea di ripartenza travolgente che era stata alimentata, forse anche ingenuamente, nei mesi scorsi. Si avverte, al contrario, un tono più prudente, forse necessario, ma di certo distante dalle aspettative di chi sperava in un ingresso deciso e risolutivo nel futuro del Taranto Calcio.
Ciò che è certo è che si ripartirà dal campionato di Eccellenza, un terreno complicato, dove la programmazione conta più della storia e dove nulla sarà scontato. Anche per questo la città si aspettava segnali forti, convincenti, immediati. Invece, si muove ancora nel campo delle indiscrezioni, delle mezze conferme, delle voci non ufficiali.
Il bando, a dispetto di quanto sostenuto da alcuni, non appare particolarmente restrittivo. Le dichiarazioni che continuano a sostenerne la presunta rigidità sembrano più funzionali ad alimentare polemiche che a descrivere la realtà. Ed è proprio questo clima, fatto di ricostruzioni distorte, allusioni, contrasti e tensioni, a rappresentare uno dei principali ostacoli a una vera rinascita.
L’ambiente non è sereno. È diviso, deluso, in molti casi esasperato. Offese, veleni, informazioni infondate e polemiche continue hanno reso pesante l’aria intorno alla squadra ancor prima che una nuova società venga ufficialmente individuata. Anche questioni operative banali – come la ricerca di un campo d’allenamento – assumono un peso simbolico, alimentando ulteriore incertezza.
Nemmeno il mondo dell’informazione, ufficiale e non, riesce a offrire stabilità. Al contrario, si assiste a un confronto interno logorato da rivalità personali e da punzecchiature che danneggiano tutti e soprattutto chi cerca risposte. Invece di offrire chiarezza, si esaspera la confusione. E il prezzo lo paga la comunità sportiva, nella sua interezza.
Resta la speranza che tutto questo possa rientrare, che il bando, pur essendo triennale, rappresenti solo il primo passo verso un progetto più ampio, più coraggioso, più all’altezza di ciò che Taranto merita. Ma oggi, con la scadenza alle porte e i contorni ancora indefiniti, è difficile non notare il divario tra ciò che si era immaginato e ciò che si intravede all’orizzonte.
Il Taranto Calcio ripartirà. Ma lo farà dall’Eccellenza, da un clima carico di tensioni e da un futuro che, almeno per ora, non dà le certezze promesse. E la sensazione che la montagna possa partorire un altro, prevedibile topolino, è difficile da scrollarsi di dosso.